Di solito, quando si parla di WhatsApp si tende sempre ad esaltarne le sue qualità e le sue tantissime funzionalità presenti al suo interno.
E non potrebbe essere altrimenti. Sì, perché, grazie ai tantissimi aggiornamenti che arrivano in maniera costante in piattaforma, gli utenti hanno sempre più, giorno dopo giorno, un’esperienza di utilizzo migliore, ottimale. E questa applicazione, nessuna versione esclusa, viene utilizzata sempre, a qualsiasi ora del giorno e della notte, ed in qualsiasi luogo, dagli utenti di tutto il mondo.
Pensate che ha di gran lunga superato la quota di 2 miliardi di account totali. E, solo in Italia, la percentuali di utenti abituali frequentatori della piattaforma, ha superato l’80%. Ebbene sì, sono numeri davvero impressionanti, non si può dire altrimenti. Purtroppo, però, molto spesso, le conversazioni su WhatsApp non sono delle migliori.
Può capitare che qualcuno si inalberi, anche per questioni di poco conto, e si passi, così, a minacce vere e proprie. Inoltre, poi, non mancano, in molti casi, messaggi aggressivi e di stalker ce ne sono a bizzeffe. Pensiamo, poi, ai tanti messaggi che finiscono con l’essere tacciabili di pornografia e pedofilia. Insomma, di problematiche ce ne sono tantissime.
Poi, magari, può capitare che qualcuno ci confessi qualcosa in chat. Ovviamente, può capitare anche tutto a parti inverse. Ma quando questi messaggi o intere conversazioni possono essere portati dinanzi ad un giudice per essere giudicati ed avere una sentenza di condanna? Beh, di casi ce ne sono tanti e tutti diversi tra loro. Vediamoli insieme.
A chiarire la situazione c’é una sentenza dello scorso mese di marzo. Secondo quest’ultima, infatti, se si portano in tribunale degli screenshot di chat o delle conversazioni ricopiate su Word, non si può assolutamente pretendere che queste siano intese come prova di un’accusa per comportamenti scorretti, qualsiasi essi siano.
Questo perché è chiaro che si possano modificare a piacimento, non credete? Mentre se tutto ciò viene presentato in formato PDF, possono essere prese agli atti come prove. Per ottenere una copia della chat in formato PDF, basta entrare nella chat e nelle sue impostazioni cliccare sul pulsante “Esporta chat“. Ciò vale sia per device Android che per device iOS.
C’é, però, una condizione alla quale non si può di certo derogare. Bisogna depositare, oltre le chat anche il supporto tecnologico, ovvero lo smartphone che le contiene. Possono essere considerate come prova fino a quando l’accusato non sostiene che siano non conformi alla realtà dei fatti, motivando la sua obiezione.
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