Come scoprire dove e quando sarà la prossima Aurora boreale? È facile scoprirlo tramite l’app Aurorasaurus.
La comparsa dell’aurora boreale, negli ultimi giorni, ha sorpreso un po’ tutti; in un luogo e una località certo inaspettata, inconsueta. Uno spettacolo di solito associato alla Norvegia, alla Svezia, all’Islanda, alla Siberia. Località caratteristicamente nordiche, lontane dall’Europa continentale, cioè mediterranea. Eppure è successo e già chi non ha potuto vederla si sta interrogando dove possa ripresentarsi la preziosa occasione.
Va da sé come l’aurora non sia comparsa a così basse latitudini a caso, ma con uno scopo ben preciso: c’era infatti una violenta tempesta geomagnetica a un’altitudine inferiore ai 150 km e superiore ai 90. L’aurora si verifica infatti a seguito di fasi di forti contatti tra il vento solare e il campo magnetico terrestre.
Il vento solare, a propria volta, si rafforza durante i picchi di attività solare, i quali si verificano in media ogni 10 o 12 anni. In questo momento ci troviamo in uno di questi flussi, il vento solare ‘soffia’ forte. Lo si può notare, anche da parte di chi è astronomo dilettante, dalle inconsuete macchie solari.
Tuttavia, anche conoscendo questi elementi, appare difficile comprendere dove vedere l’aurora boreale e come individuarla. Non dipende infatti solo dal luogo, quanto dalla posizione. Il luogo e le tempistiche potrebbero essere corretti, ma il cielo nuvoloso rischierebbe di vanificare l’intero sforzo, portare insomma ad un nulla di fatto. Tante variabili da considerare, pertanto.
Il progetto Aurorasaurus, sostenuto dalla Nasa e dalla National Science Foundation, mira a individuare con successo i luoghi e i tempi dove vedere le aurora boreali, utilizzando due strumenti semplicissimi, ovvero X un tempo noto come Twitter e le segnalazioni dei cittadini.
Il progetto allo stadio attuale presenta pertanto una mappa coi diversi luoghi delle aurore boreali; le masse colorate della mappa sono i luoghi dove, secondo le stime, è più probabile trovare delle aurore.
Nel caso di Aurorasaurus la si può definire un esempio – finora di successo – di Citizen science. Vi sono infatti al lavoro tanto un team di scienziati, quanto un numero di gran lunga maggiore di appassionati, di cittadini scienziato che forniscono gran parte del materiale. Sarà grazie al loro gratuito contributo se il progetto avrà successo. E chissà forse tra qualche anno saremo in grado di ‘predire’ le aurore.
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