Come eliminare la plastica? Si tratta di un problema di non poco conto, sul quale si dibatte da decenni. E la soluzione potrebbe essere dietro l’angolo, davvero a breve distanza.
Appare difficile immaginare una sostanza altrettanto tossica, altrettanto pervasiva della plastica. Prodotta con il petrolio, diffusa ovunque nel mondo dagli anni Sessanta è una sostanza straordinaria per la facilità di utilizzo e la diffusione. E, nel contempo, per la sua durabilità. La platica non si degrada, non scompare rapidamente; rimane negli anni, se non nei secoli. Infettando la terra, rendendo sterili gli animali (e l’uomo, vedasi le microplastiche), avvelenando l’atmosfera.
Eppure, nonostante tutto, sembra che potrebbe esservi una soluzione per rimuovere le plastiche dal mondo, una possibile risposta a questo dilemma. Un nuovo studio, pubblicato infatti su Nature Communications, argomenta che è possibile rendere la plastica biodegradabile tramite l’utilizzo di spore batteriche. Si tratta nello specifico di batteri resistenti a quelle alte temperature necessarie per realizzare la plastica. E si tratta di batteri – è utile sottolinearlo – del tutto inoffensivi per l’essere umano.
Ne deriva il cosiddetto ‘Poliuretano termoplastico biocomposito‘ (TPU): una plastica con tutte le caratteristiche che siamo soliti associare a quest’elemento, ma capace di decomporsi naturalmente alla fine del suo uso. Una volta infatti depositata in discarica, in un ambiente carico di acqua, la plastica in questione si degrada, scomparendo al 90 per cento.
Cosa cambia con la nuova plastica ‘naturale’, alcune spiegazioni
La plastica ‘normale’ infatti tende a dividersi in pezzetti sempre più piccoli che divengono le cosiddette ‘microplastiche’ che, inserite nel cibo, nel sangue e insomma negli organismi viventi sono la causa di numerosi problemi. Non solo di inquinamento, quanto di salute a trecento sessanta.
Il Poliuretano termoplastico biocomposito invece diventa materia organica; non si suddivide in frammenti ineliminabili, ma si fonde con la terra, ne diventa parte. A tutti gli effetti si può parlare di una distruzione stavolta ‘sana’, paragonabile ai materiali biologici o alla carta e il cartone.
Eppure, ed è questo un elemento da sottolineare con forza, la plastica in oggetto rimane pienamente resistente, mantiene tutti i vantaggi delle plastiche. Potrebbe essere questa, dopo tanti anni, la soluzione finale al problema dello smaltimento della plastica? E’ lecito essere scettici, non osare di sperarvi troppo. Simili ‘miracolose’ soluzioni si susseguono ormai da decenni; eppure la platica continua a essere prodotta e continua a inquinare il pianeta.