Una missione tra i ghiacci dei poli, nello specifico dell’Antartide. Una nave scientifica, un equipaggio avventuroso, una ricerca da portare a termine. E’ quanto ha dovuto affrontare l’unica rompighiaccio italiana, la ‘Laura Bassi’, così intitolata in onore della prima donna laureata d’Italia.
La Bassi si è infatti spinta in una zona dell’Antartide fino ad allora poco conosciuta, in quanto battuta da venti ferocissimi, spesso travolta da tempeste pericolose anche per una nave moderna. Una zona, occorre sottolineare, spesso stretta tra i ghiacci. E proprio in quelle terre ha compiuto una scoperta importante, davvero singolare.
A seguito di apposite rilevazioni, compiute con gli strumenti scientifici a boro, la nave ha scoperto una lunga catena di vulcani sottomarini. Scendendo nelle specifiche tecniche la nave ha scoperto i vulcani in una zona a 70° di latitudine sud e a 60 km al largo della Costa di Pennell. Come avevamo accennato, si tratta di un’area profondamente instabile: un punto di incontro, di connubio a essere poetici, tra le correnti dell’Oceano Meridionale e del Mare di Ross.
I vulcani in sé rimangono sempre sottacqua: anche la punta più elevata di queste poderose montagne è presente a 600 metri di profondità. In media i vulcani in questione hanno un’estensione di 50 chilometri e una larghezza di 15; l’altezza raggiunge i 1500 metri dal fondo del mare.
I protagonisti di questa fortunosa scoperta sono stati gli scienziati a bordo della nave ‘Laura Bassi‘. Una spedizione di caratura internazionale, ma al suo cuore squisitamente italiana: la nave viene infatti gestita dall’Istituto Nazionale di Oceanografia e di Geofisica Sperimentale – OGS con sede e attività a Trieste.
La spedizione era la 39esima; si è conclusa lo scorso marzo 2024. Era finanziata dal Ministero dell’Università e Ricerca (MUR) appositamente per il cosiddetto Programma Nazionale di Ricerche in Antartide (PNRA). A sua volta la scoperta dei vulcani in questione rientrava nel progetto di ricerca internazionale BOOST (Bridging Onshore-Offshore STructures at the Pacific Coast of North Victoria Land, Antarctica: an integrated approach) coordinato nuovamente da un ente italiano, stavolta l’università di Genova.
Ma i vulcani in questione, sono pericolosi? Nonostante le dimensioni, si tratta di un fenomeno alquanto normale; molte delle isole e degli arcipelaghi che conosciamo nacquero a seguito di un’attività vulcanica, quale conseguenza della lava che si raffredda.
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