Da quando il cambiamento climatico ha fatto breccia nel discorso popolare, riuscendo ad uscire dai discorsi degli scienziati, la cinematografia e il mondo dei romanzi si è dilettata a immaginare un’umanità sommersa dalle onde, quale conseguenza del disgelamento delle calotte polari.
Waterworld, ad esempio. O i tanti, tantissimi film catastrofisti sull’argomento, specie negli anni Novanta del novecento. Oggigiorno, alla luce di un climate change che bussa più che mai prepotente alla porta, richiedendo attenzione, i cittadini preferiscono invece non riflettere sull’argomento, accantonarlo. Eppure l’argomento rimane attuale.
La NASA ha di recente messo a disposizione un nuovo strumento, denominato ‘Sea Level Change Team‘. Permette, grazie all’Intergovernmental Panel on Climate Change (IPCC) di vedere a distanza di anni e decenni quanto salirà con l’odierno inquinamento il livello del mare.
E’ possibile selezionare un periodo tra il 2020 e il 2150 e vedere quanto i mari s’innalzeranno, inondando le aree costiere. Il tutto basato su dati scientifici, frutto del rapporto di valutazione dell’IPCC. Nessuna esagerazione qui, nessun catastrofismo; solo i puri, crudi, fatti.
L’IPCC è infatti attivo da anni nell’ambito; solitamente fornisce valutazioni aggiornate, su scala mondiale, ogni quinquennio dal 1988. Gli indicatori coinvolti sono quelli usuali; emissioni di gas serra, innalzamento del livello dei mari, disgelo del ghiaccio ai Poli. I dati provengono dalle analisi sul terreno, dai satelliti e dalle simulazioni matematiche specifiche nell’ambito.
Guardando a una cartina dell’Italia e ai dati dell’innalzamento dei mari nel 2030 le aree sensibili risultano essere Trieste, Venezia, Roma, Palermo, Napoli e Cagliari. Mettendo sotto analisi i principali ‘sospettati’ Venezia soffrirebbe un aumento delle acqua di 0,11 metri.
Con un salto al 2050 i valori aumenterebbero ancora, anzi schizzerebbero in avanti con forza: 0,24 metri, un aumento insostenibile per la fragile laguna. Per Trieste la situazione non sarebbe migliore, con un aumento di 0,19. Scendendo nel Lazio, Civitavecchia, a Roma, soffrirebbe un aumento dello 0,20 metri. Una situazione, specie per le infrastrutture, ‘insostenibile’.
Infine, proiettando lo sguardo su un futuro di lungo periodo, al 2100 Venezia vedrebbe un aumento di 0,68 metri, risultando virtualmente inondata assieme a vaste zone della costa. Salendo ancora e giungendo al 2150, il limite massimo, si giungerebbe al famigerato aumento delle acque di 1 metro totale. 1,15 nel caso della Laguna, virtualmente sommersa. Naturalmente rimangono stime prudenti; il climate change ha dimostrato di conoscere brusche accelerazioni, virate verso l’alto. E’ possibile che l’innalzamento delle acque avvenga con modalità maggiormente veloci di quelle stimate, nonostante i tanti scettici nella popolazione.
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