Come si può definire una colonnina di ricarica? Essenzialmente è una stazione per le auto elettriche, capace di ricaricare l’auto in tempi più o meno brevi, certo superiori a quelli di un impianto domestico.
Le infrastrutture per la ricarica elettrica operano infatti con livelli di tensione superiori a quelli delle case, affini a piccoli impianti industriali. Solitamente la persona connette l’auto e paga la prestazione con smartphone o card bancaria.
In alcuni casi le stazioni di ricarica stanno diventando l’equivalente di veri e propri benzinai, stazioni di rifornimento con sale d’attesa, negozi e personale pronto a supportare il guidatore. Sono – in Italia, paese conservatore e avverso alle nuove tecnologie – casi molto rari. Però nei paesi nordici e in Germania iniziano a essere presenti, non è così raro rinvenirle qui e lì, specie nelle città di grandi dimensioni, meno ‘ostili’ della campagna, ancora molto amante degli antiquati motori a scoppio.
Le colonnine di ricarica possono disporre di una ricarica lenta, tipica degli ambienti ‘di casa’, di una ricarica mediamente rapida, con appositi connettori e di una ricarica ultra rapida, disponibile solo per i fornitori ufficiali di energia elettrica e solo negli ambienti pubblici. Un nuovo metodo, ancora poco battuto, consiste nell’utilizzare la ricarica a induzione, sfruttando apposite pavimentazioni. La ricarica in quei casi avviene senza fili ed è considerata il reale futuro; certo siamo ben lontani dall’avere un prototipo commercializzabile.
Dal prossimo 15 marzo sarà nuovamente aperto lo sportello ‘bonus colonnine per le imprese e i professionisti‘, cioè la possibilità di chiedere fondi per acquistare e costruire impianti di ricarica dei veicoli elettrici. L’offerta rimarrà disponibile per tre mesi, onde sfruttare la richiesta del settore che, nonostante la propaganda avversa dei produttori di automobili tradizionali, rimane in forte crescita.
D’altronde appare generoso lo stanziamento del governo; ben 70 milioni per i fondi alle ‘colonnine’. La chiusura ufficiale dei termini è stata fissata al 20 giugno; la procedura viene gestita online dall’ormai nota piattaforma Invitalia. L’obiettivo è di incoraggiare, da parte dei cittadini, l’utilizzo della mobilità elettrica, per il quale vi sono consistenti finanziamenti dal PNRR.
Ma come funziona il fondo? Copre il 40% delle spese, cioè quasi la metà. E’ richiesta la fatturazione elettronica e possono rientrare nelle spese solo quelle sostenute dopo il 4 novembre 2021, due anni fa. Termini e condizioni alquanto ampi, alquanto generosi pertanto.
Inoltre il contributo può anche coprire il 10% delle spese per l’installazione vera e propria; aggiustamento della rete elettrica, controlli di sicurezza, primo collaudo, eventuali opere di muratura o genericamente edili.
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