Qual è l’ultimo grido nel campo delle app di sicurezza della privacy? Scopriamo insieme le caratteristiche di ‘Session’.
Applicazioni e criminalità, è noto, vanno di pari passo; molte le app illegali utilizzate dalla piccola e grande malavita organizzata, spesso con risultati eclatanti. Senza considerare quante truffe – completamente illegali – ruotino intorno ad app che non fanno quello che dicono di voler fare; spesso nascoste in piena vista, ad esempio su Google Play Store. Hackeraggio, ‘pesca’ degli utenti più ingenui, violazioni continue della privacy, incursioni nell’intimità di utenti ingenui, troppo ingenui.
Una delle ultime novità – se così la si può definire – nell’ambito è l’app Session, volta a garantire la più totale e assoluta privacy. Un’app di libero accesso con un’interfaccia semplice, ma una protezione formidabile nei confronti di chiunque voglia sbirciare i contenuti altrui.
L’app infatti non richiede né il nome, né la mail, né il numero di cellulare; ci si limita infatti a creare una chiave crittografica di 66 cifre definita Session ID, utilizzata per identificare nel totale anonimato la persona. Viene così garantito un totale anonimato.
Gli unici dati trasmessi dall’app infatti sono quelli relativi al messaggio – nudo e crudo – che manda; niente di più, niente di meno. Il messaggio infatti giunge tramite dei server spediti con molteplici protocolli di crittografia, detti ‘a strati’. C’era ancora qualche appiglio per smascherarla, perchè Session utilizzava una rete conosciuta, chiamata Oxen network. Però anche quest’ultimo ostacolo è caduto, da febbraio ora usata una rete tutta sua, la Sessione Network.
Come funziona Session: un’app ingannevolmente semplice
Di per sé l’app non si presenta né particolarmente astrusa, né difficile; è molto simile a Telegram o Whatsapp nelle sue funzionalità di base. E’ possibile fare messaggi vocali, fare chiamate audio e creare persino delle comunità, sebbene in questi casi la privacy diventi estremamente labile, difficile da mantenere.
Purtroppo proprio le (lodevoli) intenzioni di privacy dell’applicazione l’hanno trasformata nella app prediletta dai criminali. In particolare la polizia l’associa ormai con convinzione agli spacciatori; se avete Session, un poliziotto penserà che vendiate droga, anche qualora il cittadino desideri solo un po’ più di privacy, un po’ più di sicurezza.
La sicurezza qui presentata non è sufficiente, non vi basta ancora? Session avrà anche una versione Premium pagata con una criptovaluta realizzata ad hoc per l’app in questione. Inoltre ci si può anche tutelare tramite un VPN. Una protezione nella protezione.