Quali sono i primi effetti di Neuralink? Scopriamo insieme cosa c’è di vero e cosa comporta per il paziente.
Giungono le prime, discutibili, novità sugli effetti del trapianto di Neuralink in un paziente umano. Secondo quanto affermato, ma non verificato da Elon Musk il soggetto è in grado di muovere il mouse di un computer con il pensiero.
L’impianto era stato inserito lo scorso 28 gennaio, quando Musk aveva dichiarato che l’operazione chirurgica si era conclusa con un grande successo: N1 era operativo, il BCI cioè il Brain-Computer Interface installato. Un dispositivo costituito da un chip; piccolo, ma certo non invisibile, applicato nella corteccia cerebrale.
Qual è il (nobile) intento? Naturalmente consentire ai diversamente abili, specie ai tetraplegici, di comportarsi tali e quali una persona normale, di agire nella normalità di ogni giorno. Di muovere, con la forza della tecnologia, arti altrimenti paralizzati.
Sotto un profilo più oscuro, meno nobile, Musk ha sempre dichiarato di voler potenziare l’uomo, di volerlo spingere oltre i suoi normali limiti. Un oltre uomo, un superuomo, questa la reale visione sottesa a Neuralink. Musk ha più volte commentato che l’uomo, se vuole controbattere l’intelligenza artificiale. deve potenziare le sue capacità cognitive, deve ‘andare oltre’.
Prima di procedere all’operazione, Neuralink è stata autorizzata dalla FDA (Food and Drug Administration); insomma ha avuto il beneplacito delle autorità pubbliche. Certo, l’FDA autorizza con grande generosità. E’ molto raro, diciamo pure quasi inesistente, l’eventualità dove l’FDA fornisca un diniego. Un esempio di autorizzazione subito concessa? La carne sintetica. In quest’ambito l’Unione Europea si muove con maggiore prudenza.
Il dispositivo N1, installato dal robot R1, si compone di 64 fili e 1024 elettrodi, ciascuno della grandezza d’un capello umano. Ma che cosa ha finora permesso Neuralink? Secondo Musk – manca però un osservatore realmente imparziale – il paziente è in grado di muovere il mouse sullo schermo con la forza del pensiero, attivando il chip inserito nella corteccia cerebrale. Non rimane che attendere e sapere quali saranno i prossimi sviluppi nel decorso del paziente, sperando per il meglio.
Gli esperimenti compiuti, negli anni precedenti, da Neuralink sui primati e in generale sulle scimmie avevano avuto forti effetti collaterali: aneurismi, reazioni violente, follia e morti improvvise. Le scimmie, era stato analizzato, aveva grandemente sofferto per l’inserimento del chip, prima di soccombere a una morte più o meno dolorosa.
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