Cosa stabilisce la nuova direttiva sulle case ‘verdi’ dell’UE? Scopriamo i dettagli , al di là della gran cassa mediatica.
Si chiama Energy Performance of Building Directive (Epbd) la nuova legge europea che mira ad avere case ‘verdi’, con un forte risparmio energetico. Il testo, salvo sorprese all’ ultimo secondo, verrà approvato da Bruxelles tra l’ 11 e il 14 marzo. Tra i meno avvezzi alle convolute procedure dell’UE la legge di solito è conosciuta come la Direttiva Case Green. L’ obiettivo principale rimane di efficientare case vecchie e nuove, riducendo gli sprechi e ‘tagliando’ drasticamente le emissioni di gas serra.
È stato calcolato come la legge, onde procedere agli adeguamenti corretti, costerà entro il 2033 tra i 20mila e i 50mila euro. Si tratta di cifre, va avvertito, alquanto generose e (più che mai) vaghe. Come distinguere e generalizzare, considerando la profonda diversità delle case italiane? L’ appartamento del condominio è diverso dalla villa di campagna; l’edificio del boom del secondo dopoguerra diversissimo dall’ edificio storico di inizio ‘900.
Bruxelles, come da tradizione, si limiterà a fornire i dati generali; spetterà poi agli stati capire come procedere. La responsabilità se obbligare o meno alla transizione rimarrà pertinenza delle singole nazioni; sebbene l’ esempio dell’ Italia insegna che gli aspetti più sgradevoli dell’ applicazione della Direttiva verranno ‘scaricati’ sull’UE quale colpa. Nonostante Bruxelles si limiti alle direttive generali, non alla loro applicazione.
Quali interventi saranno necessari? Innanzitutto si può ipotizzare la sostituzione delle caldaie più vecchie o inquinanti; poi il rifacimento della facciata con una sua migliore resa energetica; infine l’ ammodernamento di infissi e intelaiature.
Che cosa stabilisce la direttiva sulle cose verdi dell’UE?
Verrà anche ammodernato il parco degli elettrodomestici, sembra ipotizzabile; addio ad esempio ai tanto amati (velenosi, però, per le tante esalazioni) fornelli a gas. Tragicamente inefficienti, un mortale pericolo e una fonte di velenoso gas per i più piccoli; eppure l’ Italia si intestardisce a volerli usare. Non mancheranno infine, complici i molteplici bonus, i famosi pannelli fotovoltaici.
Ma quali sono le soglie che l’Italia si è impegnata a raggiungere? Le case italiane dovranno avere, entro il 2030, una resa energetica il 16% migliore e del 20/22% entro il 2035. Obiettivi forse un po’ troppo ambiziosi; certo non facili. In particolare occorrerà intervenire sulle case con classe energetica F e G.
Piccolo problema: oltre la metà delle case italiane hanno questa classificazione. Milioni di altre ancora nemmeno la possiedono, la classificazione energetica. E quasi a complicare la questione la Direttiva stabilisce – e questo sì è un paletto invalicabile – che non basta intervenire sulle case nuove, ma si deve coinvolgere anche gli edifici storici.