Perché non applicare l’IA allo studio del linguaggio degli animali? Scopriamo insieme le ultime novità nell’ambito.
‘Sono delle galline’ Un insulto comune, nel mondo umano; a significare quanto il cicaleccio continuo del pollame non sia degno di attenzione; come sia un ‘parlare’, ma venato di sciocchezze, un pigolare continuo. Le galline certo emettono suoni, ma non sono degni di attenzione; si tratta infatti di creature dall’intelletto piuttosto limitato.
Fino, ad oggi, perchè grazie all’intelligenza artificiale si sta scoprendo come i suoni delle galline facciano in realtà parte di un complesso ed elaborato sistema di linguaggio. Si tratta infatti di suoni che emettono gioia, paura e segni di attenzione sociale. Un linguaggio, è stato osservato, che muta radicalmente a seconda che le galline in questione siano state addomesticate o che l’ambiente cambi radicalmente. Insomma anche la qualità dell’ambiente dove si vive, come gli con gli umani d’altronde, muta il linguaggio del pollame.
L’Università americana di Dalhousie ha applicato l’intelligenza artificiale per cercare di ‘tradurre’ questo linguaggio, con esiti piuttosto stupefacenti, certo superiori a quanto preventivato. L’IA infatti è in grado di analizzare quantità di audio superiori al normale, vasti al di là della nostra comprensione. Gli algoritmi in particolare sanno distinguere tra i diversi suoni emessi dalle galline, consentendo di risparmiare anni di lavoro.
In particolare grazie al Natural Language Processing (NLP) è stato possibile scoprire il contenuto ‘emotivo’ dietro i diversi linguaggi, comprendere cioè se le galline sono agitate, sono felici, sono tranquille e così via. Un dato fondamentale, anche a fini pratici: una gallina felice produce uova più grandi e sane, ha una carne più saporita una volta posta sul piatto del pranzo.
Ma non basta, perché si è scelto anche di analizzare anche i segnali non verbali come il battito degli occhi e la temperatura corporea. Indicatori altrettanto – se non più – importanti della voce. In particolare si è scelto di utilizzare metodi non invasivi come video e infrarossi, senza influenzare le galline nel loro habitat naturale. Di nuovo, la reazione più comune è nei confronti dello stress dell’ambiente che li circonda.
Idealmente una simile ricerca dovrebbe consentire di avere ambienti più ‘a misura di gallina’ nei pollai, maggiormente ospitali. Anche se, come sempre, prevarranno ragionamenti volti a massimizzare profitto ed efficienza. In generale l’intero sistema delle fattorie sta conoscendo una piccola rivoluzione, volta a favorirne un uso più rispettoso e nel contempo efficace.
Lo studio delle galline consente inoltre di avere maggiori informazioni su come gli uccelli in generale comunicano; con quali modalità, con quali vocalismi, con quali schemi generali. Non si tratta ‘solo’ di studiare le galline in generale, ma l’intero mondo dei volatili. E’ inoltre, cosa che certo non guasta, un esempio di un uso etico dell’intelligenza artificiale.
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