Come funziona il primo negozio in assoluto al mondo di intelligenze artificiali? Ebbene, è ancor più strano di quanto si possa pensare.
Che cosa potrebbe essere un ‘negozio’ di ChatGPT? Ebbene OpenAI lo ha appena svelato e sembra essere uno store dove sono in vendita diverse versioni di ChatGPT. Serve una IA giornalista? O un redattore Seo? O ancora un programmatore videoludico? Eccovi serviti. Naturalmente tanti saluti a chi, come i giornalisti, vivevano di ciò. Ma come si è visto in altre occasioni tutto ciò interessa molto relativamente i ‘padroni’ dell’IA.
Le intelligenze artificiali, a propria volta, verranno create dagli utenti stessi che trarranno un guadagno dalle proprie ‘creazioni’. Nulla pertanto verrà creato di originale; e parlando di intelligenza artificiale la cosa non sorprende affatto.
Sarà inoltre possibile vedere i chatbot più popolari – e più venduti – in un’ apposita classifica. Secondo Open AI dono stati creati attualmente 3 milioni di chatbot, anche se non è detto siano davvero tutti ‘utili’. Però il negozio teoricamente premierà proprio quelli più utilizzati, più ritenuti utili dalla massa degli utenti.
Ma come funziona il negozio? Innanzitutto è accessibile solo da coloro che hanno un abbonamento ChatGPT Plus e per chi utilizza un qualsiasi piano aziendale di ChatGPT. Chi invece utilizza ChatGPT gratuitamente non avrà alcun accesso alla piattaforma, prevedibilmente.
Però non è ancora tanti punti oscuri. Ad esempio come verranno pagati i creator? In teoria verrà introdotto un modello a pagamento per gli sviluppatori di applicazioni GPT; e il pagamento varierà a seconda del numero di acquisti, valutando esclusivamente il successo del ‘motore’ in questione.
Un meccanismo ad esempio molto diverso da quello dell’App Store di Apple, dove il 70% della vendita va all’azienda e il 30% agli sviluppatori. Conterà invece solo il successo dell’applicazione, il suo essere ‘virale’. Un meccanismo potenzialmente molto pericoloso, perché favorirà solo alcuni creator a scapito di altri. Potrebbe portare a situazioni di monopolio o a cattive pratiche volte a favorire la quantità sulla qualità.
L’azienda OpenAI ha per il momento chiarito di voler utilizzare un modello basato su tariffe per monetizzare adeguatamente l’esperienza; senza limitarsi a ChatGPT, anche se senza dubbio questa rappresenta il loro ‘cuore’, il loro elemento di punta assoluto. Certamente però, se dovesse diventare un sistema ‘solo’ a pagamento, la popolarità del brand ne risentirebbe alquanto.
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