Come ormai ben saprete, nel corso degli anni il progresso tecnologico ha compiuto dei passi da giganti, soprattutto negli ultimi 20 anni.
Uno dei campi che si è maggiormente sviluppato in tal senso è senz’ombra di dubbio quello della robotica, che ha trovato impiego e utilizzo in numerosi ambiti, come ad esempio quello medico, oltre che tanti altri ancora.
L’ultima invenzione arriva direttamente da una società giapponese, Jizai, che ha recentemente dato vita ad “Arms“: scopriamo insieme cosa si tratta, andando nei minimi dettagli. Esso si compone sostanzialmente di uno zainetto, che può essere indossato facilmente e senza problemi da chiunque, conferendo delle abilità davvero particolari e interessanti.
In base alle prime ricostruzioni a tal proposito, il team di ricercatori ha trovato ispirazione per la realizzazione di Arms all’interno di un racconto pubblicato nell’ormai lontano 1963, redatto in particolare da Nobel Yasunari Kawabata. All’interno di questo particolare racconto, infatti, una ragazza prestava un braccio al ragazzo da cui veniva corteggiata, e a circa 50 anni di distanza i ricercatori sono riusciti nell’intento di ricreare un prodotto simile.
Questa invenzione ha chiaramente un’utilità e un fine pratico, dal momento che a detta dei suddetti ricercatori, questo braccio robotico è stato realizzato con il fine ultimo di permettere l’interazione sociale tra gli utenti che ne faranno uso, come può essere ad esempio una stretta di mano.
L’uso futuro
Oltre alle interazioni sociali, questa invenzione potrebbe essere davvero vantaggiosa in un futuro più o meno prossimo, soprattutto per i pazienti che sono affetti da mobilità ridotta, consentendo una vera e propria struttura protesica aggiuntiva, che permetterebbe loro di eseguire anche i più comuni movimenti, esattamente come quello che accade per gli esoscheletri, che sono già in uso da diversi anni.
Nonostante ovviamente si tratti di opera di fantascienza, a distanza di tantissimi anni la realtà, permessa dalle tecnologie di robotica che stanno emergendo negli ultimi anni, ha miracolosamente permesso di realizzare qualcosa di simile, andando a compiere l’integrazione tra l’uomo e la macchina che in molti cercavano, e riuscendo così a sperimentare in una maniera tangibile il mondo e le abilità create (a quel tempo solo in modo fittizio) da Kawabata.
Non ci resta dunque che attendere ulteriori aggiornamenti da parte dei ricercatori della società giapponese per assistere ai numerosi modi e implementazioni con cui verrà usata questa innovativa e inedita tecnologia, che siamo certo troverà nuove applicazioni nel corso dei prossimi mesi o, eventualmente, anni a venire.