L’universo è sicuramente una cosa molto affascinante, e le scoperte in tal senso da parte degli scienziati di tutto il mondo sono sempre costanti nel tempo, portando ad arrivare a conoscere anche i pianeti più inesplorati e all’apparenza irraggiungibili.
Una delle nozioni senz’ombra di dubbio più famose era quella che risale agli inizi degli anni ’30, dove un certo astrofisico Edwin Hubble (a cui è stato dedicato anche il celebre telescopio della NASA) realizzò la teoria secondo cui le galassie si muovessero, con un’universo in continua espansione e mai statica, andandolo quindi a configurare come un’entità ben più che dinamica.
Fortunatamente grazie al continuo processo tecnologico e scientifico, questa teoria non è poi così valida: alcuni scienziati hanno fatto uso di una particolare e sofisticata strumentazione, in modo da prevedere effettivamente il reale tasso di espansione dell’Universo.
Stando a questi calcoli, il valore di espansione ottenuto in maniera sperimentale differirebbe anche piuttosto pesantemente con quanto registrato agli inizi degli anni ’30. La differenza tra i due valori sarebbe stata definita “tensione di Hubble“, e a quanto pare non andrà di certo a diminuire nel tempo, anzi.
A tal proposito è uscito recentemente un nuovo studio, pubblicato dalla celebre rivista di settore The Astrophysics Journal, in cui i ricercatori sarebbero giunti alla conclusione che il tasso di espansione dell’Universo presenterebbe un valore che si attesta a circa 73.3 km/s/Megaparsec, dove ad ogni Megaparsec corrispondono circa 3.26 milioni di anni luce. L’incertezza stimata per questo studio in particolare sarebbe pari circa all’1.3%, e l’analisi condotta da Pantheon+ e SH0ES stimerebbe che l’universo si stia espandendo con una velocità pari a ben 160’000 miglia all’ora, ben più di quanto si stimava in origine negli anni ’30.
I dati ottenuti
Sempre in base a questi studi recenti, siamo arrivati a sapere che l’Universo ha una composizione pari al 66.2% di materia oscura, mentre il resto (che si attesta circa al 33.8%) corrisponderebbe alla materia ordinaria.
A prender parola a tal proposito è stato Dillon Brout, ovvero l’autore principale dello studio, il quale ha dichiarato che il set di dati ottenuti permettono di avere una visione molto più precisa (e moderna) dell’Universo rispetto ad anni fa.
Non ci resta a questo punto che attendere per scoprire quali saranno i prossimi progressi tecnologici e scientifici in merito all’Universo e al suo livello di energia, che arriveranno sicuramente nel corso dei prossimi mesi o anni con ulteriori studi a tal proposito, che getteranno ancor più luce sull’argomento.